in fondo - in the end

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08 October 2006

parola di padre

parola di padre

Bruno continuò:
-E' difficile immaginare un essere più cretino, più aggressivo, più insopportabile e odioso di un preadolescente, soprattutto quando sia in compagnia di altri maschi della sua età. Il preadolescente è un mostro e un imbecille, il suo conformismo è quasi incredibile; il preadolescente sembra la cristallizzazione improvvisa, malefica (e imprevedibile, se si pensa al bambino adorabile da cui deriva) di ciò che c'è di peggio nell'uomo. Come si può, allora, mettere in dubbio che la sessualità sia una forza assolutamente maligna? E come fanno le persone a sopportare di vivere sotto lo stesso tetto con un preadolescente? La mia tesi è che ci riescano soltanto perchè la loro vita è assolutamente vuota; tuttavia la mia vita è anch'essa vuota, e io non ci sono riuscito. Comunque sia, tutti mentono, e tutti mentono in maniera grottesca. Si divorzia ma si resta buoni amici. Si ospita il figlio un week-end su due; è una stronzata. E' una stronzata bella e buona. In realtà i maschi non sono mai interessati ai propri figli, non hanno mai provato affetto per essi, e più in generale sono incapaci di provare affetto per chicchessia: per loro l'affetto è un sentimento completamente estraneo. Quello che non gli è estraneo è il desiderio, il desiderio sessuale allo stato bruto e la competizione tra maschi; un tempo, diventati adulti e nell'ambito del matrimonio, almeno riuscivano a provare una sorta di blanda riconoscenza nei confronti della loro compagna - purchè gli avesse dato dei figli, purchè si occupasse degnamente della casa, purchè fosse brava come cuoca e come amante; allora essi provavano piacere nel coricarsi nel suo letto. Magari non era quello che le donne avevano sognato, doveva esserci un malinteso, ma comunque si trattava di un sentimento che poteva essere molto intenso; e benchè quegli uomini provassero un'eccitazione (comunque decrescente) nell'offrirsi di tanto in tanto un po' di fica extra, non potevano più, letteralmente, vivere senza la propria donna - e se per una ragione o per l'altra la perdevano, cominciavano a bere e morivano nel giro di poco tempo, di solito nel giro di qualche mese. Per costoro, i figli erano la trasmissione di uno stato, di regole e di un patrimonio. E questo principalmente nell'ambito dell'aristocrazia, ma non solo: anche fra i commercianti, i contadini, gli artigiani, in pratica in tutte le classi sociali. Oggi tutto ciò non esiste più: io sono un impiegato, cosa dovrei trasmettere a mio figlio? Non ho nessun mestiere da insegnargli, neppure so cosa potrà fare da grande, e, comunque, per lui le regole che ho conosciuto io non saranno più valide, vivrà in un altro universo. Accettare l'ideologia del cambiamento continuo significa accettare che la vita di un uomo sia strettamente ridotta alla sua esistenza individuale, e che le generazioni future non abbiano più alcuna importanza ai suoi occhi. E' così che viviamo; e oggi per un uomo avere un figlio non ha più alcun senso. La situazione delle donne è diversa, giacchè non hanno mai smesso di provare il bisogno di avere un essere da amare - il che non è, nè è mai stato, il caso degli uomini. E' falso sostenere che anche gli uomini provino il desiderio di coccolare un bimbo, di giocarci. Puoi dirlo e ripeterlo per anni e anni, resterà sempre falso. Basta pensare a cosa succede quando un uomo divorzia: distrutto l'ambito familiare, i suoi rapporti con i figli perdono qualsiasi senso. Il figlio è la trappola che è scattata, è il nemico che sei costretto a continuare a frequentare, e che ti sopravviverà.-

[da Michel Houellebecq, Le particelle elementari]

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