in fondo - in the end

......c......h......i......s......s......à......?......w......h......o......k......n......o......w......s......?

25 October 2009

come promesso: "l'ora in cui non sapevamo niente l'uno dell'altro"

è stato lo spettacolo di stasera
e,
come promesso,
metto qui qualche impressione


essendo uno spettacolo senza parole,
sembra quasi sacrilego usarne.

tuttavia
almeno due le scrivo:
da vedere.

29 May 2009

emendamento

Costituzione significa: è come ### [segni di bianchetto] costituire una casa, costituire una terra, un popolo. ###
E' meglio costituire che non costituire perchè alcuni non costituiscono neanche un *** [cancellature/scarabocchi] misero centesimo quindi è meglio così anche se sarebbe megli [sic] aiutare i più poveri.

dalla verifica (o meglio LA verifica) di "cittadinanza e costituzione" di Sara

29 March 2009

ho attraversato il torrente parma in primavera

stavolta ho attraversato il torrente parma in primavera, a nuoto o forse no.

è andata così:

ero nel tratto che passa in città, per intenderci circa fra il romagnosi e il teatro due. passavo sulla riva abbastanza pianeggiante, camminando dentro l'alveo sull'erba umida e verde brillante, sotto frondosi alberi che coprivano metà cielo, sulla mia testa, sporgendosi dalle balaustre di pietra soprastanti. mi trovavo, credo, in compagnia di qualcuno, perchè questo qualcuno mi ha indicato un cane che giocava entusiasta con il suo padrone. era un cagnetto di media taglia, simile a uno spinone, con il pelo lungo color crema che gli cadeva anche sugli occhietti, vispi e lucidi come semi di cocomero.

il cane era contentissimo e spiccava balzi altissimi e allegri, tanto che io ho cominciato a temere che potesse cadere nell'acqua. il padrone, che indossava una maglietta a righe a colori pastello, a maniche corte e con il colletto rialzato, gli lanciava per gioco una pallina e poi un frisbee alternativamente e lui glieli riportava sempre.

ad un tratto ho visto il cane tuffarsi apposta nell'acqua, non solo per recuperare una pallina, ma per il gusto di nuotare, immergersi e poi ritornare a galla. insomma, sguazzava come un essere umano che avesse deciso spontaneamente di farsi un bagno nel fiume. ho notato anche che il pelo dell'animale riemergeva asciutto e che l'acqua scorreva via dalla sua pelliccia ancora prima che lui fosse uscito completamente.

io osservavo la scena dalla parte del corso d'acqua in questione che dovrei chiamare "riva sinistra". lì per lì sentivo che c'era qualcosa di strano, ma ho messo a fuoco che cosa solamente in seguito. l'acqua scorreva in direzione nord-sud: dunque al contrario di come avrebbe dovuto; ma questo fatto era perfettamente logico in quel momento agli occhi dei presenti. a quanto ne so, solo io avvertivo una stonatura, una sbavatura in questo grazioso quadro di città in primavera.
la corrente era gonfia e potente, l'acqua alquanto sporca: marrone-liquame, direi. trasportava una gran quantità di detriti che io però consideravo tutto sommato "buoni", perchè naturali: rami, foglie, piume di uccelli e naturalmente terriccio. insomma elementi che è normale un fiume trascini con sè, soprattutto in primavera e con tutto quell'impeto.

in ogni caso, il cagnetto era nell'acqua e il padrone gli ha lanciato il frisbee lontanissimo, quasi sull'altra sponda; saranno stati duecento metri. il cane si è deciso a recuperarlo, dunque si è messo a nuotare di buona lena, immerso completamente esclusa la testolina. con la bocca aperta, protendeva il suo tartufo appuntito e trafelato verso il disco di plastica, che sembrava galleggiare vicino alla riva dall'altra parte senza spostarsi, come se volesse attrarlo verso di sè e aiutarlo a non perdere la rotta. anzi, il frisbee non si era ancora posato del tutto, sembrava giocare con il vento, tornare indietro come dotato di volontà propria, nonchè della capacità di volare nel vento e contro di esso a piacimento.

ho notato in quel momento che la prospettiva si era, nel frattempo, capovolta completamente: il mio angolo di visuale era ora dalla parte del teatro, sulla riva destra, sebbene l'acqua continuasse come prima a scorrere verso le colline anzichè verso il po. io ho deciso che non avrei voluto fare e che non avrei fatto un bagno in quell'acqua lurida. all'improvviso sentivo che doveva essere anche molto inquinata, anzi, a ben guardare la era davvero: tantissime particelle in sospensione la sporcavano molto più di quanto non avessi potuto constatare all'inizio. inoltre, temevo gli agenti inquinanti invisibili, tutte le sostanze chimiche che ci dovevano essere sciolte dentro, ma anche gli eventuali detriti grossi, benchè nascosti poichè trascinati sotto il pelo dell'acqua. nemmeno a scrutare attentamente e stando fermi immobili si vedeva qualcosa: il torrente era gonfio, possente e impenetrabilmente color diarrea.

non so come, ma ho trovato un passaggio su qualcosa che poteva volare: forse il braccio di una cinepresa, forse una libellula. fatto sta che ho potuto seguire il cane guardando tutta la scena da appena venti centimetri dietro la sua stessa nuca fulva. contemporaneamente sentivo addosso l'umido e il freddo dell'acqua marrone come quando ti immergi senza voglia in piscina. ma il mio costume non era bagnato, perchè non ero veramente nell'acqua: sarebbe stato troppo disgustoso. o forse ero davvero dentro, ma il liquido aveva su di me lo stesso effetto che sulla pelliccia del cane, ovvero non mi inumidiva nemmeno un po' e le sensazioni che provavo erano solo mentali. infatti, in fondo la situazione mi sembrava allo stesso tempo anche calda e asciutta.
la fatica era tanta, ma le mie braccia (e le zampette del cane) non erano stanche. la corrente era forte e tendeva a trascinarmi a valle - ma verso i colli (caspita, che roba, questa dell'acqua che scorreva dalla parte sbagliata). sapevo bene che, appena dopo il ponte di mattoni un po' vecchiotto che stava lì vicino, il letto del fiume si allargava, cominciavano i campi coltivati, la corrente era molto blanda e il paesaggio rilassato. ma il tratto di città che era proprio appena prima del ponte era vorticoso: in quel tratto stava la corrente e nella corrente c'ero io, che mi sforzavo in tutto e per tutto di seguire una rotta diritta.

il cane è stato al mio fianco per un po', poi ho perso di vista la sua testa vispa, che ho seguito con lo sguardo finchè ho potuto e che è stata infine nascosta dalle arcate imponenti del ponte. so per certo che si è salvato; ma sicuramente non è tornato mai più a vivere fra gli esseri umani, nè in città: ha cominciato una vita anfibia e felice, immerso nel calduccio di quelle acque torbide, incorniciate da un paesaggio collinare rigoglioso e di un verde che definirei frizzante.
io ho raggiunto finalmente l'altra riva, all'incirca nel punto in cui tutta questa faccenda era cominciata: vale a dire sotto le fronde degli alberi che si protendono verso il torrente dall'alto della balaustra di pietra, frapponendosi tra la riva piatta e ricoperta di erba e la strada asfaltata a senso unico, percorsa dalle auto e da qualche autobus arancione.

di nuovo sull'altra sponda. un asciugamano di spugna morbido mi avvolge e forse solo adesso avverto qualche brivido. mi consegnano finalmente il premio.
si tratta di una bacinella quadrata color terracotta. anzi, è leggera ma è proprio fatta di terracotta, in uno stile che ricorda quello etrusco delle urne cinerarie conservate nel museo di volterra. domando che cosa dovrei farne e i giudici che me l'hanno consegnata mi indicano il bassorilievo sul suo lato lungo, quello che io mi sto premendo sulla pancia nel tentativo di sorreggerla. la scosto e la sollevo all'altezza dei miei occhi per osservare le figure. è come se ci fosse modellato un fumetto, anche se in stile antico e di fattura non troppo raffinata: due individui togati, in ginocchio, sfruttano una bacinella del tutto simile alla mia per lavare il loro asciugamano.
capisco che è quello, che si pretende da me. comincio a rassegnarmi. penso che le ginocchia mi dorranno un po' e che non ci sarà abbastanza spazio per disporre comodamente le gambe, ma che in fondo ho nuotato e lottato per questo e che posso considerarmi felice.

mi avvio a fare il bucato.

01 March 2009

pessoas

infatti mi stava aspettando
ho preso la macchina e mi sono diretta ad ovest.
il suo sorriso era ancora là, lievemente più basso di dove l'avevo lasciato la sera precedente. era tornato a guidare la mia traversata.

una volta a casa, nel mio futon, non sono riuscita a dormire bene. era calata sulla pianura una bassa pressione umida che mi ha fatto contorcere e rigirare fino alle ore piccole.

ho sognato e stavolta il sogno lo ricordo quasi tutto, le sensazioni nitide e anche le persone.

decido di esplorare Parma antica, o meglio: vecchia. so che la parte del centro storico che fino a questo momento ho vissuto e amato della mia città non è il suo vero cuore antico, a cui accedo ora per la prima volta.
mi ritrovo per vie abbatanza trafficate, ma strette, pavimentate di acciottolato grigio scuro inframmezzato dalle rotaie del tram. una zona simile al bairo alto di Lisbona. molte persone sono a piedi.
risalgo una collina fra palazzi alti circa cinque piani, importanti, anneriti dallo smog. dietro gli ultimi arrivo finalmente agli scogli e a vedere il mare. anche questo mi sembra inquinato, del resto è un mare "cittadino", ma scorgo in controluce le teste di alcuni bagnanti spensierati che sporgono dall'acqua.
mi domando come sia possibile: a Parma il mare non c'è, è risaputo. sarebbe troppo illogico. eppure.
eppure, io so di non aver mai esplorato quella parte di città antica, per questo mi convinco che il mare è reale e proseguo nella visita.
sento la presenza di B., che con amiche e amici (anche, forse) chiacchiera rilassata bevendo un aperitivo del tardo pomeriggio. è la B. dei tempi in cui si metteva sempre le fasce nei capelli, magari e spesso abbinate ai vestiti.
il vociare dei passanti mi infastidisce, come è normale per me, dato che odio le folle. così torno a malincuore nell'interno, lontano dal litorale di scogli e sabbia. mi introduco in un localetto squallido, uno di quelli per turisti dove ogni cosa pare unticcia solo a guardarla e dove ben prima di aver visto il menù già si sa che non si troveranno cibi sani, nè convenienti.
qui, sentendo lo stomaco appesantito pur senza avervi introdotto nulla, incontro la mia amica svedese S. allora beviamo qualcosa (una birra, mi pare) sedute come nello stesso bar in cui ci siamo salutate l'ultima volta a Valencia. stessa vetrata, stesso tavolino rotondo, lei con le spalle all'ingresso, io alla televisione spenta.
il collegamento potrebbe essere bizzarro, ma se non ricordo male, quel bar aveva qualcosa a che fare con il Portogallo. forse si chiamava Pessoa, o forse proprio Lisboa.. qualcosa di simile. nel sogno devo essermelo ricordato, perchè va bene: non potevo più essere a Parma (la presenza del mare sarebbe pure possibile, ma quei locali orrendi e le orde di turisti chiassosi proprio no), ma mi sentivo a casa e forse il collegamento con Valencia è stato quello: là mi sento proprio come a casa.

alla fine credo di essermi svegliata accaldata e con lo stomaco appesantito per davvero, sebbene per cena non avessi mangiato nulla. per questo do la colpa al cambio di pressione atmosferica.

ma oggi, primo giorno della primavera meteorologica, in cui cade una lieve pioggerellina bigia e ci sono circa otto gradi, ripenso all'amicizia e ai due tipi di amiche che ho sognato.
non giungo a conclusioni, ma penso ad un crogiolo di sensazioni e considerazioni sui rapporti di amicizia e non mi concentro sul lavoro che, invece, dovrei portare avanti.

i legami forti e quelli deboli, alla fine, da cosa si misurano? forse da quando sono cominciati? dall'età che avevamo?

il riconoscersi, specchiandosi, in perfetti estranei

il sentire la mancanza di persone che magari vivono a un metro da noi

il volere sempre partire e poi invece scegliere il contrario "perchè così si coltivano gli affetti".. sì, vale per un tipo di affetti, ma per gli altri, caspita, se anche si parte non è che cambi poi tanto..

o sì?

28 February 2009

..e sorriso a cui sorrido

ieri sera verso le otto sopra i tetti dei palazzi ho visto una luna bellissima e strana.
è tornata, finalmente

sottiiiiile
sdraiata in orizzontale
appena nata, sorrideva e si vedeva bene che stava prendendo il sole per regalarlo

"a me? grazie" le ho detto

spero di reicontrarla, fra breve
perchè, sempre e comunque,
la luna mi rapisce
ipnotizza
elettrizza
rallegra

e fremo e spasimo, ancora
ingenuamente e stupidamente

devo mettermi le scarpe e uscire

21 February 2009

05 February 2009

temperatura


se la gente ha freddo perchè non si copre, anzichè continuare a lamentarsi?

27 January 2009

oggi passione appassita

oggi preferirei prendere pugni in faccia che andare a lavorare.
di per sè questo non è un pensiero così originale, nè raro: molti probabilmente lo pensano ogni mattina.
ma io no e lo è per me. di solito lavorare mi piace, è la mia passione, è quello che ho scelto.
oggi però ho una di quelle giornate un po' storte, non ce l'ho con nessuno ma preferirei stare a poltrire tutto il giorno.
molti ragazzi sono a fare la gita sulla neve. credo che spiegherò un po' per finire l'argomento di storia (Carlo Magno), e poi farò vedere un film: non è giusto che chi non se lo può permettere rimanga a scuola mentre gli altri se la spassano. il problema è che non si dovrebbe proporre gite sulla neve intanto che c'è lezione. oppure sì, ma per tutti.
proprio un post del cavolo per una giornata del cavolo.

lo so che, una volta là, mi sarà già passata. infatti prendo e vado.

12 January 2009

have a seat


[home sweet home (?) - reloaded (dimenticavo..)]



di solito per me "sedile di un mezzo di trasporto"="casa"
;)
e per voi?

home sweet home (?)

qualcuno mi scrive:
"Sono preoccupato perché non hai ancora mandato nessun messaggio via
FB. Colpa dell'Argentina????"

forse.
e anche del Cile, se è per questo.

colpa della luna piena, delle giornate gelide e terse che si riflettono nelle distese di neve, qui, e della Croce del Sud e di Orione a testa in giù là in fondo, di fronte all'Antartide.

e forse anche del fatto che non sono ancora tornata a casa, sebbene il lavoro sia ricominciato.
non sono tornata a casa fisicamente, dato che il riscaldamento era in blocco e ho dormito da un'amica la prima sera e dai miei la seconda; non sono tornata a casa con la testa, perchè sto ancora guardando le pianure sterminate di cespugli con i branchi di guanachi, gli armadilli, le lepri giganti; la Polvere. dondolando su una barca vedo i leoni marini, i cormorani, gli albatros; gli Oceani; e sto ammirando i condor che salivano lungo spirali di aria, senza fatica, inquietanti; il Vento.

mentre viaggiavo scrivevo a casa e mettevo in copia i nuovi amici, incontrati in giro per caso e per fortuna; ora da casa scrivo a voi, amici nuovi e lontani che ho la fortuna di aver conosciuto per un pizzico brillante di tempo, e metto in copia gli amici vicini che a poco a poco rivedrò e che mi aiuteranno a far brillare anche il tempo di qui (poverini, nella nebbia e nel lavoro di tutti i giorni, che compito ingrato! eppure, dato che ci riescono, sono dei GRANDI, non trovate?) e comunque.. sanno già che tenterò di convincerli a venire nel prossimo viaggio.

ho ripensato alle interviste che mi avete rilasciato, una più bella dell'altra, ognuna con qualcosa di voi che mi rimarrà per sempre. grazie, anche a quelli che non me ne hanno date per mancanza di tempo, ma anche perchè ..in fondo non ce n'era bisogno.

vi ho chiesto (perchè mi sono chiesta): ma chi è un viaggiatore?
le risposte me le aspettavo, ma anche no: mi hanno sorpreso e messo in subbuglio ogni volta. le raccolgo e le faccio mie, sono le mie adesso, grazie a voi. ma fatemi sapere se volete aggiungere qualcosa.

un viaggiatore è un curioso. instancabile, adattabile, non protesta.
reagisce con decisione alle ingiustizie, ma si adatta come l'acqua al recipiente, nel caso la questione sia di poca importanza.
e le questioni sono quasi sempre di poca importanza.
un viaggiatore non si ferma, viaggia costantemente, indipendentemente dal luogo e dal momento in cui si trova. duecento metri sono un mondo, due minuti un'eternità da sogno. e la parola 'casa' non ha un gran senso. figuriamoci 'nazionalità'.
un viaggiatore scatta foto. condivide emozioni e se sono forti, o se è solo, le terrà in serbo per scartarle in futuro come un pacco regalo proveniente dal passato, ma pensato apposta per la giusta occasione e le persone che ne siano degne.
un viaggiatore mangia senza orari, assaggia tutto, beve acqua e all'occasione qualche distillato del luogo. ma un viaggiatore cerca di rimanere sano e sobrio, per non ammalarsi, per non perdersi e per non perdere niente, per stare in forma e proseguire senza intoppi.

un viaggiatore ha la torcia frontale, il coltellino multifunzione, le pastiglie per rendere potabile l'acqua, la bussola, l'altimetro, il coprizaino, il lucchetto, il doppiofondo nelle scarpe per nascondere i soldi; il passaporto appiccicato alla pelle.
ma il viaggiatore si muove al buio, taglia un frutto con i canini dopo averlo sfregato un po' sulla maglietta, beve una bibita dolciastra perchè non c'era altro al negozietto della frontiera, chiede la direzione ai passanti del posto e a tutti i viandanti nei cui occhi riconosce la sua stessa luce e che condividono il suo percorso ma nella direzione inversa; un viaggiatore si bagna della pioggia del momento, anche dentro lo zaino e fino alle mutande, e si asciuga con il sole che è di tutti; e, sì: nasconde i soldi da qualche parte, perchè il mondo non ospita solo viaggiatori puri e curiosi, purtroppo, e si cuce addosso il passaporto, che però gli pesa sul cuore come una chiave di piombo, necessaria ad aprire l'ultima e più resistente delle barriere.
un viaggiatore rispetta.
un viaggiatore comunica. le lingue ufficiali non hanno importanza: gesti, sguardi e soprattutto sorrisi sono il codice universale di chi ama il mondo.
un viaggiatore abita la natura ed esplora le città, legge tanto e dorme quando riesce, balla e canta ai ritmi di chi vive lì da secoli o da poco tempo; un viaggiatore perde il senso del tempo.

tutti quelli con cui ho parlato mi hanno dato questi e altri spunti, che di proposito non vado a rivedere. voglio mandarvi un'email maldestra e sbordacciata come quelle che si mandano dall'ostello con la tastiera senza le lettere accentate, con la connessione traballante, con il fiato sul collo di quelli che devono controllare se ci sono notizie dalla famiglia o semplicemente mandarne di sè; un'email che non farò in tempo a rileggere perchè devo correre a preparare la rotta per domani (ebbene sì: anche in città si naviga a vista).
dicevo.. tutti quelli con cui ho parlato mi hanno dato questi spunti, ma quasi tutti mi hanno detto "io non sono un viaggiatore: mi piacerebbe esserlo, ma non lo sono". sono d'accordo: nessuno di noi lo è veramente perchè nessuno di noi racchiude in sè tutti gli elementi che abbiamo elencato. a qualcuno serve una nazionalità, a qualcuno il bagno comodo, a qualcuno capita di inciampare e procurarsi dei gran lividi se non ha la torcia nel buio; a qualcuno scappa da dormire quando ci sono panorami magnifici, ad un altro capita di stizzirsi se non trova la verdura preferita, un altro beve tanto perchè è in vacanza e poi deve correre in bagno perchè non la tiene più.. altri deridono il gusto locale anzichè apprezzarne la divesità, alcuni sanno perfettamente che giorno e che ore sono e il senso del tempo non se lo scollano neppure volendo; qualcuno scatta troppe foto e non si gode l'emozione, altri si fanno prendere troppo dalle emozioni e finiscono per sentirne la mancanza una volta tornati.

ma se anche una sola delle caratteristiche elencate non ce l'avevamo prima e adesso, magari.. ecco un pochino sì.. allora siamo un po' più viaggaitori di prima, non credete?

"e lo scopo ultimo, alla fine, qual è?" mi chiedo.
be', naturalmente quello di fermarsi. (?)
voglio dire, quello di essere viaggiatori è sì un sogno, ma lo vedo anche come un gradino verso altro. verso il ..lo.. STARE. eeeeeeeeeh? cambio verbo.
l'essere? boh, probabilmente sto delirando, non sono pensieri ben formati nella mia testa.. qualcuno mi aiuta per favore? ;)

vi ricordate i famosi verbi? partire, restare, tornare.
non voglio partire mai, perchè dovrei lasciare un luogo.
restare, mai: sarebbe da impazzire, sarebbe fermare il tempo.
tornare: perchè, poi? c'è troppo ancora da vivere.
e allora? bah, meglio se smetto di scrivere e magari ci dormo su.
stavolta sì, nel mio amato futon e sotto una coltre color carta da
zucchero, calda e morbida.

in ogni caso, grazie ancora.
mi sa che non sono tornata a casa perchè ci sono sempre rimasta.

06 January 2009

bellezze al bagno

sono le sette e mezza del mattino a Punta Arenas, Cile.

Stiamo aspettando il bus che ci portera´, purtroppo e finalmente, ad Ushuaia (nella Tierra del Fuego Argentina).
Non sara' un viaggio breve (dodici ore), ne' privo di elementi interessanti. Attraverseremo lo stretto di Magellano in traghetto, con la corriera, vedremo paesaggi da sogno che gia' mi prefiguro nella mente. Isolette e fiordi che si abbracciano le une agli altri, rendendo Pacifico quell'oceano cosi' tempestoso e vasto.
Sono le Ande, che scendono maestose a farsi un bagno e rimangono a chiacchierare per millenni, mentre noi ci preoccupiamo del nome che dovrebbero avere.

Punta Arenas e' una scacchiera a cui manca un pezzo, sostituito da una piazza con Magellano scolpito in bronzo nel centro. Cammina in avanti ma guarda verso ovest, in una posa dinamica, il mantello e i vestiti gonfiati da un vento cristallizzato. Ai suoi piedi stanno accucciati quattro schiavi tristi. E ho detto tutto.
Un Martino in seguito dichiarato santo verra´ a liberare questa lingua sottile di mondo secoli dopo il passaggio di Hernan.

Speriamo di avvistare qualche albatro.

Va be', adesso non sono troppo ispirata, siamo tutti qui a chiacchierare in gruppo aspettando l'autobus che ci portera´ via, verso la Fine del Mondo, ma anche verso il rientro nella calda Buenos Aires. Peccato.

04 January 2009

la croce del sud

Proprio oggi siamo partiti dalla sperduta localita´cilena di Cerro Castillo per il parco del Paine, abbiamo affrontato un trekking di circa nove ore di cui sei sotto la pioggia battente, mamma mia, mi ricordero' per sempre la salita sui massi di granito scivoloso su cui abbiamo dovuto arrampicarci appoggiando molto spesso le mani.. ma abbiamo conquistato anche la splendida foto al GELO e al VENTO SFERZANTE sotto le Torres del Paine, per l'appunto...... ovviamente immerse nelle nubi, ma dalle foto si vedono, e di certo danno piu´soddisfazione di quelle patinate da cartolina con il sole perfetto!
boschi ululanti che ci proteggevano da vento e pioggia ci hanno accompagnato lungo sentieri dritti e a pendenza quasi costante, salvo poi lasciare spazio a punti aperti dove le folate ci portavano via.. i fiumi scorrevano fragorosi sul fondovalle, avevamo le radioline e ci divertivamo a perderci per poi ritrovarci al punto di riferimento successivo. insomma, un gioco bellissimo, in cui abbiamo misurato le nostre forze ma soprattutto la nostra capacita´di interagire e di scherzare, complici la stanchezza e i "disagi" tipici di una vacanza degna di questo nome :)

adesso e' l'una di notte e devo ancora fare la doccia (non potete immaginare che odore di CAGNUSSO ha la mia maglietta tecnica dopo essersi bagnata e asciugata piu' volte in questa lunga giornata, fra sudore, pioggia, poi ancora sudore e ancora pioggia.. nonche' dopo la cena a base di pollo grigliato e patatine fritte in un locale dove ancora si puo´ fumare......).. e devo tutt'ora togliermi gli scarponi!

per l'isola Magdalena non avremo tempo, ma di pinguinere e pinguini ne abbiamo visti a volonta´.. per un "Patagonia Breve" va piu' che bene cosi'. tanto sia in cile che in argentina ci voglio tornare, magari da sola e/o con due-tre persone al massmo. (chi viene con me?)

ieri sera a Cerro Castillo,dopo aver passato le dogane fra Argentina e Cile ed esserci sistemati all'ostello, abbiamo incontrato un furgoncino dei Carabineros locali, i quali ci hanno, nell'ordine:
- consigliato dove mangiare con poca spesa/molta resa e cucina casereccia
- accompagnati in furgone d'ordinanza a comprare le birre che la señora non aveva la licenza di vendere
- scortati al locale della suddetta señora a posare le birre da tenere in fresco
-riportati a casa per darci l'opportunita´di prepararci
IL TUTTO SUI SEDILIE e NEL CASSONE del loro camioncino! (indovinate dove ero seduta io..?) :P
alla fine, uno dei poliziotti e' anche venuto a brindare con noi dopo cena ed e' stato molto simpatico, fra il divertito e il curioso.. si vedeva che non ha a che fare con i turisti molto spesso.
la cena e' stata grandiosa e devo dire che mi e' servita tutta per poter affrontare la supergiornata di oggi ..che sta finendo adesso.

le previsioni del tempo mettono brutto anche domani e dopo, ma probabilmente riusciremo a fare qualche altra passeggiata leggera o almeno a visitare la grotta del milodonte (per chi non ha letto Chatwin, .. vedere la prima pagina di "In Patagonia"! eheheh anche se sono in vacanza,vi do ugulamente i COMPITI!). Peccato pero' non poter rivedere e riammirare la meravigliosa Croce del Sud, ma speriamo di rifarci quando le nubi si saranno diradate.. quelle si', croce costante di queste terre che fanno da barriera all'aria umida del Pacifico.

vado a farmi la doccia (credo che il mio turno sia arrivato, anzi che le mie compagne di stanza RONFINO gia' alla grande)

stasera,al rientro verso il rifugio di fondovalle e l'autobus per il ritorno, abbiamo visto un DOPPIO ARCOBALENO da brivido: due archi concentrici, uno piu´gande e sbiadito, l'altro vivido e brillante, praticamente perfetto. naturalmente la batteria della macchina fotografica si stava esaurendo, ma un paio di scatti sono riuscita a rubarli, sapendo che non restituiranno mai l'emozione che abbiamo provato e che vorrei mandare a tutti voi da questo posto, quasi alla fine del mondo.

scusate le parole sconnesse, ma sono abbastanza PROVATA :/

un abbraccio strettissimo da Puerto Natales, sulla PACIFICA costa cilena.
arrivedeci a quando verrete voi a trovarmi qui! ;)
:)

01 January 2009

a testa in giu', ma sempre fra le nuvole :)

ragazzi, buon anno

sono a El Calafate, sulle sponde del Lago Argentino, in Patagonia.
sto aspettando il traghetto che ci portera´ a vedere i ghiacciai della zona, ma soprattutto il maestoso Perito Moreno. si´, proprio quello con i mega iceberg che si staccano dal fronte e si tuffano nell'acqua con un fragore da brivido. ne abbiamo avuto un assaggio, da un altro ghiacciaio molto piu' piccolo, l'altro giorno mentre affrontavamo la salita verso il Fitz Roy. i locali ci dicono che per due settimane qui non ha fatto che piovere, ma noi abbiamo trovato solo bel tempo. ho il naso bruciacchiato e l'abbronzatura da trekking: quel che mi ci vuole perche` si possa chiamare "vacanza".

il vento e` sempre sferzante ma ha una temperatura accettabile, niente a che vedere con le raffiche gelide dell'islanda. ma siamo piu´vicini all'equatore, diro´ l'ultima parola una volta giunta ad Ushuaia.
comunque la forza dell'aria e` tale che la pelle risulta levigata dalla sabbia che ti si strofina addosso..
per il momento siamo tutti felicissimi, ci stiamo riempiendo gli occhi di paesaggi incantati, ridiamo e scherziamo come bambini, mangiamo trote, empanadas e mega filetti di carne che sembra non sappiano cuocere al sangue, ma che importa?
camminiamo su e giu´per montagne mitiche, le Ande, ragazzi: camminiamo sulle Ande.. e forse anche un po' sulle nuvole..

dai, stasera mi ricollego, se riesco, e vi racconto un po' di piu´.
scusate, come sempre, il messaggio cumulativo: collegarsi e' difficile e il tempo e' sempre scarso.. ma vi asssicuro che penso ad ognuno singolarmente quando metto gli indirizzi e che vorrei, davvero vorrei, poter scrivere in modo piu' personalizzato.

ma, e chi l'ha fatto puo´confermare, se mi scrivete rispondo personalmente!!!
datemi vostre notizie!

un bacino e che il 2009 vi porti a viaggiare tanto. dove volete voi.