in fondo - in the end

......c......h......i......s......s......à......?......w......h......o......k......n......o......w......s......?

01 March 2009

pessoas

infatti mi stava aspettando
ho preso la macchina e mi sono diretta ad ovest.
il suo sorriso era ancora là, lievemente più basso di dove l'avevo lasciato la sera precedente. era tornato a guidare la mia traversata.

una volta a casa, nel mio futon, non sono riuscita a dormire bene. era calata sulla pianura una bassa pressione umida che mi ha fatto contorcere e rigirare fino alle ore piccole.

ho sognato e stavolta il sogno lo ricordo quasi tutto, le sensazioni nitide e anche le persone.

decido di esplorare Parma antica, o meglio: vecchia. so che la parte del centro storico che fino a questo momento ho vissuto e amato della mia città non è il suo vero cuore antico, a cui accedo ora per la prima volta.
mi ritrovo per vie abbatanza trafficate, ma strette, pavimentate di acciottolato grigio scuro inframmezzato dalle rotaie del tram. una zona simile al bairo alto di Lisbona. molte persone sono a piedi.
risalgo una collina fra palazzi alti circa cinque piani, importanti, anneriti dallo smog. dietro gli ultimi arrivo finalmente agli scogli e a vedere il mare. anche questo mi sembra inquinato, del resto è un mare "cittadino", ma scorgo in controluce le teste di alcuni bagnanti spensierati che sporgono dall'acqua.
mi domando come sia possibile: a Parma il mare non c'è, è risaputo. sarebbe troppo illogico. eppure.
eppure, io so di non aver mai esplorato quella parte di città antica, per questo mi convinco che il mare è reale e proseguo nella visita.
sento la presenza di B., che con amiche e amici (anche, forse) chiacchiera rilassata bevendo un aperitivo del tardo pomeriggio. è la B. dei tempi in cui si metteva sempre le fasce nei capelli, magari e spesso abbinate ai vestiti.
il vociare dei passanti mi infastidisce, come è normale per me, dato che odio le folle. così torno a malincuore nell'interno, lontano dal litorale di scogli e sabbia. mi introduco in un localetto squallido, uno di quelli per turisti dove ogni cosa pare unticcia solo a guardarla e dove ben prima di aver visto il menù già si sa che non si troveranno cibi sani, nè convenienti.
qui, sentendo lo stomaco appesantito pur senza avervi introdotto nulla, incontro la mia amica svedese S. allora beviamo qualcosa (una birra, mi pare) sedute come nello stesso bar in cui ci siamo salutate l'ultima volta a Valencia. stessa vetrata, stesso tavolino rotondo, lei con le spalle all'ingresso, io alla televisione spenta.
il collegamento potrebbe essere bizzarro, ma se non ricordo male, quel bar aveva qualcosa a che fare con il Portogallo. forse si chiamava Pessoa, o forse proprio Lisboa.. qualcosa di simile. nel sogno devo essermelo ricordato, perchè va bene: non potevo più essere a Parma (la presenza del mare sarebbe pure possibile, ma quei locali orrendi e le orde di turisti chiassosi proprio no), ma mi sentivo a casa e forse il collegamento con Valencia è stato quello: là mi sento proprio come a casa.

alla fine credo di essermi svegliata accaldata e con lo stomaco appesantito per davvero, sebbene per cena non avessi mangiato nulla. per questo do la colpa al cambio di pressione atmosferica.

ma oggi, primo giorno della primavera meteorologica, in cui cade una lieve pioggerellina bigia e ci sono circa otto gradi, ripenso all'amicizia e ai due tipi di amiche che ho sognato.
non giungo a conclusioni, ma penso ad un crogiolo di sensazioni e considerazioni sui rapporti di amicizia e non mi concentro sul lavoro che, invece, dovrei portare avanti.

i legami forti e quelli deboli, alla fine, da cosa si misurano? forse da quando sono cominciati? dall'età che avevamo?

il riconoscersi, specchiandosi, in perfetti estranei

il sentire la mancanza di persone che magari vivono a un metro da noi

il volere sempre partire e poi invece scegliere il contrario "perchè così si coltivano gli affetti".. sì, vale per un tipo di affetti, ma per gli altri, caspita, se anche si parte non è che cambi poi tanto..

o sì?

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